Scipione

Castello di Scipione is the ancestral home of the Marchesi di Scipione branch of the Pallavicino family –  from which came the ancestress of the Liljenstolpe family: Regina Margherita Pallavicino.

Castello di Scipione is located outside Parma. Being built in the early 11th century, it is one of the most ancient Castelli in Emilia Romagna. It is still the home of the Pallavicino family, although the current owners stem from the Zibello branch. The current lord of the manor is a 18th cousin three times removed to Lars Liljenstolpe, the current chairman of the Liljenstolpe Family Association. Their common ancestor was Pelavicino Pallavicino, Marchese di Pellegrino, and the emperor’s High Official in Parma 1187-1188.

Castello di Scipione was created for military purposes, to act as a stronghold of the Stirone valley and the small independent Stato Pallavicino, which was a direct fief of the Holy Roman Empire. Scipione also served to defend directly the salt mines, which were in the hands of the Pallavicini. In fact the family were one of the main producers and traders of salt, causing the nickname of Scipione: Castle of salt.

Mantelpiece, displaying the Pallavicino coat-of-arms with the Imperial eagle.

About Castello di Scipione

L’originario castello fu innalzato da Adalberto Pallavicino nel 1025, sui resti, secondo la tradizione, di una villa romana appartenuta al console Gneo Cornelio Scipione Calvo, zio di Publio Cornelio; in posizione sopraelevata, la fortezza garantiva un importante presidio lungo la via del sale, i cui pozzi di estrazione sorgevano in zona già da millenni.

Nel 1145 il Comune di Piacenza investì Oberto Pallavicino del castello di Scipione, che dal 1221 appartenne al ramo del marchese Manfredo; i Pallavicino si arricchirono notevolmente grazie al controllo dell’estrazione del sale, di cui divennero i maggiori produttori della regione, grazie anche all’apertura di nuovi pozzi nella vicina vallata di Salsomaggiore; l’importanza raggiunta dal maniero quale baricentro del commercio della preziosa risorsa, utilizzata all’epoca anche per la conservazione dei cibi, ne determinò all’epoca la denominazione di ”Castello del Sale”.

The Old Gatehouse (above), featuring slots for the chains of the Drawbridge, as well as guides for the portcullis. Above the entrance is the Coats of Arms of the Pallavicino, with a double-headed eagle – a symbol of the Imperial vassals.

Nel 1267 la fortezza fu attaccata dai guelfi piacentini, senza successo; successivamente subì altri assalti nel 1403 da parte delle famiglie dei Rossi e dei Da Correggio; nel 1407 Ottobuono de’ Terzi riuscì ad impossessarsi del castello, che restituì ai Pallavicino solo in seguito alla cessione di Borgo San Donnino per Cortemaggiore. Il maniero, profondamente danneggiato, pervenne nel 1447 ai fratelli Lodovico e Giovanni Pallavicino, che ne avviarono la ricostruzione e la fortificazione, per adeguarlo alle nuove esigenze di difesa; fu innalzata allora la torre circolare in corrispondenza dello spigolo meridionale, mentre furono abbassate e rinforzate le mura e fu scavato un fossato più profondo.

Intorno alla metà del XVII secolo il castello fu trasformato in elegante dimora nobiliare, con l’edificazione del loggiato panoramico, l’apertura del portale d’ingresso al cortile d’onore e la decorazione di numerose sale interne.

Nel 1776 si estinse il ramo dei Pallavicino di Scipione, con Dorotea, che sposò il duca Carlo Sforza Fogliani d’Aragona; i loro discendenti occuparono il castello fino agli inizi del XX secolo, quando la stirpe si dissolse con Clelia Sforza Fogliani d’Aragona, che si coniugò con il marchese Pallavicino di Parma ma non ebbe figli; poco prima della sua scomparsa, la nobildonna donò il castello all’Opera Nazionale Orfani di Guerra, che lo utilizzò quale colonia agricola per gli orfani della prima guerra mondiale.

Durante la seconda guerra mondiale la fortezza fu trasformata in campo di concentramento per stranieri nemici, in particolare sloveni e dalmati, oltre che per prigionieri politici, arrivando a contenere fino a 173 persone nel luglio del 1943; in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, il castello fu utilizzato dalle armate tedesche come campo di smistamento prima della deportazione definitiva verso i lager nazisti in Germania.

Dopo alcuni anni di abbandono, nel 1969 il maniero fu acquistato dal conte Christian Frederik Pier von Holstein, che ne fece dono alla moglie Maria Luisa Pallavicino, discendente del ramo di Zibello dell’antica stirpe; negli anni successivi furono avviati i primi lavori di restauro, che interessarono i principali ambienti della grande struttura, che nel 2008 fu parzialmente aperta al pubblico. Nel 2011 iniziarono a cura dei proprietari altri interventi di ripristino e consolidamento, che coinvolsero l’ala nord-ovest, la torre quadrata, una porzione dell’edificio sul retro dell’antico ponte levatoio e le scuderie; l’opera consentì il recupero di varie sale decorate ed affrescate, che l’anno seguente si aggiunsero a quelle già visitabili in precedenza; la torre di guardia e la sala adiacente all’antico ingresso del castello furono inoltre adibite a piccolo residence di lusso, con due suite attrezzate.